Prima o poi la maschera cade, riconsegnando il volto umano all'uomo.
Nulla di ridicolo, ma qualcosa di vagamente tenero.
L'uomo non accetta la propria umanità: la propria impotenza, piccolezza, mortalità; il proprio essere materia decomponibile sia nel corpo che nell'anima.
Ed eccolo vaneggiare come un Dio caduto in Terra e che, smarrito e delirante, punta il dito contro i buoni e i cattivi, destinati al suo misero regno dei cieli o al suo ridicolo regno degli inferi.
Ma l'uomo ha ben poco di divino; è solo un essere destinato al marcire della carne: questa l'unica croce dalla quale non può schiodarsi.
L'uomo è solo questo.
L'uomo è solo un uomo.
L'uomo è solo.
[testo tratto dalla mia moleskine. Tradotto dall'aramaico all'italiano. Sottotitolo: "Insonnia di una notte di metà febbraio", anno 2014. Foto scattata sottoterra, Grotte di Pertosa, anno 2013.]