venerdì 24 agosto 2012

pag. 60

Fotografia di Roberta Trani  ©
<<Il corpo dimentica come l'anima; è forse ciò che spiega, in alcuni di noi, il rinnovarsi dell'innocenza. Mi sforzavo di dimenticare; quasi dimenticavo. Poi quell'amnesia mi spaventava. I ricordi, sembrandomi sempre incompleti, mi creavano altri supplizi. Mi ci gettavo sopra per riviverli. Mi disperavo all'idea che impallidissero. Non avevo che loro per compensarmi del presente e dell'avvenire ai quali rinunciavo. Dopo essermi proibito tante cose, non mi restava coraggio per proibirmi il passato.
Vinsi. A forza di pietose cadute e di più pietose vittorie, giunsi a vivere un intero anno come avrei desiderato vivere tutta la vita. Non devi sorridere, amica mia. Non voglio esagerare il mio merito: esser meritevoli per l'astensione da un peccato è una maniera di essere in colpa. Dominiamo qualche volta i nostri atti; dominiamo meno i pensieri; non dominiamo i sogni. Feci dei sogni. Conobbi il pericolo delle acque stagnanti. Sembra che agire ci assolva. C'è qualcosa di puro perfino in un atto peccaminoso, in confronto ai pensieri che ne ricaviamo.>>

Tratto da: Alexis o il trattato della lotta vana, Marguerite Yourcenar (1929).